Ci sono infinità di domande più o meno filosofiche, a cui da sempre fatichiamo a dare una risposta precisa:
Esistono gli alieni?
Gli animali hanno memoria?
Perché se sto imburrando una fetta di pane e questa mi cade di mano, finisce sul pavimento proprio dal lato del burro?
Oppure, come ci domandiamo oggi in maniera molto meno filosofica: in Italia due persone dello stesso sesso si possano sposare?
La risposta ambivalente quanto spiazzante è proprio la seguente: nì.
Forse è meglio fare un po' di chiarezza riguardo a questo tema, perché si sa, il diavolo si nasconde sempre nei dettagli.
Per quanto riguarda in nostro paese, la legge n° 76, conosciuta anche come legge Cirinnà del 20 maggio 2016, permette che le coppie omosessuali possano scegliere di legalizzare il loro amore ed il loro status di coppia attraverso il rito dell'unione civile. La questione però è proprio questa: l'unione civile non equivale in tutto e per tutto, al matrimonio. Regolamenta certi aspetti legati al rapporto tra due persone dello stesso sesso, ma non dal punto di vista dei diritti.
È corretto dire che in Italia le coppie gay si possono sposare, ma è altrettanto corretto affermare che l’unione civile non include tutti i diritti (oltre che i doveri) previsti da un tradizionale matrimonio civile.
Quindi più che sì, nì.
Legalizzazione matrimoni gay: da quando esiste?
Siamo abituati a pensare che il momento in cui viviamo sia il più sviluppato ed emancipato della storia dell'uomo, il migliore sotto ogni punto di vista, per quando riguarda la qualità della vita di tutti. Se ci guardiamo indietro, però, scopriamo che in certe realtà del mondo europeo e asiatico già dall'epoca dell'antica Grecia l'idea che persone dello stesso sesso si potessero unire in un patto, soprattutto ai fini di una regolamentazione giuridica, era abbastanza tollerato - ovviamente in forme molto diverse da quelle che conosciamo oggi, anche perché era soprattutto il concetto di famiglia a essere sostanzialmente molto differente - e solo quando la religione cristiana divenne la religione ufficiale dell'impero romano, le unioni omosessuali vennero annullate e rese illegali.
Affinché le cose cambino dovremo aspettare qualche secolo (per la precisione 16) , quando in Danimarca nel 1989 le unioni civili gay verranno legalizzate. L'anno della svolta è il 2001, quando l'Olanda – primo paese al mondo - legalizza il matrimonio omosessuale, parificandolo anche dal punto di vista legislativo, a quello celebrato tra persone di sesso diverso. Adozioni incluse.
Matrimoni gay nel mondo
Attualmente solo in 34 paesi nel mondo, i matrimoni omosessuali sono parificati a quelli eterosessuali. In altri paesi - noi siamo in questo elenco - esistono forme che tutelano le unioni gay, ma non le equiparano completamente ai matrimoni tradizionali.
Differenza tra unione civile gay e matrimonio gay
Sicuramente la legge Cirinnà colma un vuoto legislativo immenso, ma per un paese come l'Italia il cammino da fare sulla strada verso l'ampliamento dei diritti civili, è ancora abbastanza lungo.
Lo dimostrano le differenze che definiscono le unioni civili gay dai matrimoni civili, a partire dal rito.
Per quanto riguarda l’unione civile gay:
- non essendo contemplate le pubblicazioni, durante la cerimonia vengono escluse diverse formule recitate invece durante un comune matrimonio civile;
- non è previsto l’obbligo di fedeltà e non deve essere rispettato alcun periodo di separazione in caso di divorzio;
- ai cittadini minorenni non è concesso di sposarsi e i due conviventi non condividono lo stesso cognome (presentando una dichiarazione però, è possibile ottenere un cognome comune).
L’aspetto più discusso è però il seguente: l’impossibilità di adottare il figlio del partner da parte del genitore non biologico (stepchild adoption). Si tratta di un diritto per cui la comunità LGBTQ+ lotta da tempo, nonostante ancora oggi la situazione continui a rimanere invariata.